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Morte Raciti, parla la figlia: “Cosa abbiamo vissuto”

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Morte Raciti, parla la figlia: “Cosa abbiamo vissuto”

La storia della famiglia Raciti è segnata da un dolore che ha ridefinito per sempre la loro idea di normalità. Come racconta Fabiana, figlia dell’ispettore capo Filippo Raciti, la loro vita è stata spezzata il 2 febbraio 2007, quando il padre fu ucciso durante gli scontri di Catania-Palermo. La notizia arrivò in modo atroce, in diretta, mentre erano in cucina: una striscia rossa con la scrittaMorto Filippo Raciti segnò l’inizio di un silenzio infinito.

Morte Raciti: le minacce

Fabiana, sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, descrive il padre come un uomo colto, sensibile, profondamente legato al dovere e all’onore della divisa. La madre, rimasta vedova a 34 anni, divenne “uno scudo” per i figli, costretta a svolgere il ruolo di entrambi i genitori mentre affrontava un’enorme esposizione mediatica e la necessità di ottenere giustizia senza alimentare odio.

I figli, tornati a scuola dopo una settimana, subirono umiliazioni e minacce: sul banco comparvero scritte come 10, 100, 1000 Raciti”, oltre a intimidazioni telefoniche e sui social, che rendevano inspiegabile “il motivo di ferire una famiglia già ferita”.

La tesi di laurea

Fabiana ha trasformato il dolore in impegno, laureandosi in giurisprudenza con una tesi sul padre e analizzando la violenza negli stadi, ricordando come la sua morte sia stata uno spartiacque nelle misure di sicurezza. Ancora oggi convivono con l’assenza “come un ospite poco gradito”, ma continuano a chiedere rispetto e memoria, criticando le mancanze delle istituzioni locali, come la via intitolata al padre “senza targhe”.

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