Cetto

Mauro Cetto, ex difensore e attuale direttore sportivo del San Lorenzo, è intervenuto ai microfoni di gianlucadimarzio.com per raccontare la propria esperienza in Italia con la maglia del Palermo. Il calciatore argentino ha militato nel club rosanero per due stagioni, entrambe in Serie A: qui Cetto ha potuto giocare sotto la guida di tantissimi allenatori. Infatti, qualche parola la spende anche per i tanti esoneri che ci sono stati nei diversi anni al Palermo. Di seguito le sue parole in merito alla questione.

Le dichiarazioni di Cetto

Sulla decisione di trasferirsi al Palermo: “Ero il capitano e avevo la possibilità di rinnovare, ma lasciai il Tolosa a parametro zero. Potevo andare in Spagna in qualche club meno blasonato, però il Palermo mi sembrava una possibilità importante e doveva giocare il preliminare di Europa League”.

Sulla propria esperienza in rosanero: “Mi ritrovai in una situazione in cui era difficile fare bene. Sono arrivato in un momento in cui c’era tanta confusione, una disorganizzazione totale. Ho avuto 5 allenatori e 3 ds diversi. Era prevedibile che finisse con la retrocessione”.

Su Pioli: “Con Pioli avevo avuto un buon rapporto nel ritiro estivo, poi mi sono infortunato e non ho giocato le due partite col Thun. Esonerarlo è stata un’esagerazione, a maggior ragione vedendo poi la sua carriera”.

Su Gasperini: “Un allenatore con ottime conoscenze tattiche, ma con una gestione dello spogliatoio che lascia a desiderare. Ho avuto allenatori che mi hanno fatto giocare, altri no, alcuni mi hanno dato la fascia da capitano e altri mi hanno escluso dai convocati, ma in questo caso la situazione era diventata insostenibile: è stato l’unico con cui ho avuto problemi seri e discussioni accese, non riguardo al calcio, ma per come si rapportava con me o con alcuni compagni. Un qualcosa che lo ha sempre caratterizzato durante la sua carriera”.

Sul Presidente Zamparini: “Ha portato il Palermo ad alti livelli, ha fatto cose buone e altre no che hanno portato a delle conseguenze. Aveva il difetto di cambiare tanti allenatori, ma era il suo modo di lavorare. Gli piaceva parlare di calcio e ricordo che alcuni miei compagni mi avevano raccontato che consigliava gli allenatori sulla formazione, anche durante l’intervallo negli spogliatoi”.

Su Lo Monaco e Rios: “Arrivò Lo Monaco che voleva imporre regole forti, ma con poca coerenza: il calcio è anche rapporti umani, non solo conoscere i giocatori. Io e altri 6-7 compagni ci allenavamo a parte, ma il caso più emblematico era quello Arevalo Rios: si allenava tutti i giorni da solo e usava un altro spogliatoio, ma poi la domenica giocava titolare. Una cosa mai vista, anche per questo decisi di andare al San Lorenzo”.

Sui tanti campioni avuti dal Palermo: “Dybala era un bambino ma si vedevano già le sue qualità e la sua personalità in campo. Il custode lo chiamava ‘U’picciriddu’. Ha avuto una carriera incredibile e ho ancora un buon rapporto con lui. Ilicic poteva vincere una partita con una giocata, ma spesso capitava che non toccava palla per mezzora. Miccoli era molto amato dai tifosi ed era un leader importante nello spogliatoio”.

Sul possibile ritorno in Sicilia: “Voglio tornarci per mostrare a mia figlia dove è nata. Avrei voluto impormi come avevo fatto in Francia. È una città impossibile da dimenticare: molto bella e molto simile all’Argentina per il modo di vivere”.

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