Per la prima volta dall’inizio del campionato di Serie B, il Palermo ha infilato una mini serie positiva di tre partite. Dopo la figuraccia di Terni, infatti, i rosa hanno rimediato i due pareggi casalinghi contro Pisa e Cittadella e la vittoria di Modena. E non è casuale che per fermare la preoccupante serie di sconfitte di settembre, il tecnico Eugenio Corini abbia scelto di affidarsi alla “vecchia guardia”. Quei giocatori che costituivano l’ossatura della squadra prima della rivoluzione seguita all’arrivo del tecnico bresciano, erano stati messi da parte in maniera probabilmente frettolosa.
Carattere e personalità, il Palermo si riprende con la vecchia guardia
Corini aveva deciso che i nuovi arrivati dovessero giocare sempre, per accelerare la crescita del gruppo e dell’identità di gioco della squadra. Ma davanti ad una serie di prestazioni scialbe, prive di mordente e di grinta, ha preferito affidarsi alla personalità di chi, per usare le sue stesse parole “sa cosa vuol dire indossare la maglia del Palermo”. Ed allora spazio a Broh e Marconi, e nei finali di partita un minutaggio sempre crescente per Floriano, che anche a 36 anni, sa sempre inventare qualcosa con la palla tra i piedi. A causa del brutto infortunio subìto da Elia, a Modena si è rivisto nell’undici titolare anche Valente, che ha gran parte dei meriti della vittoria.
Suo il cross su cui Di Mariano è stato trattenuto in occasione del rigore, suo l’inserimento ed il gol del 2 a 0 su uno splendido lancio del numero 10. Il merito di questo gruppo di giocatori è stato quello di farsi trovare pronti quando sono stati chiamati, esattamente come ripete Corini nelle conferenze stampa: “Non esistono titolari, gioca chi è più pronto”. Loro si sono fatti trovare pronti già nella scorsa stagione, quando nessuno credeva in loro ed hanno compiuto un’impresa. Adesso il loro compito è di far capire ai nuovi arrivati cosa serve per giocare nel Palermo.
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