Un campionato che è cominciato con il mal di stomaco o forse, dovremmo dire “mal di trasferta”, visto che il Palermo lontano dalle mura amiche ha raccolto soltanto 2 punti dei 9 totali in classifica. Insomma c’è una squadra in casa e una in trasferta. Al Renzo Barbera gli uomini di Filippi esprimono un altro calcio, quello che forse lo stesso allenatore predica durante gli allenamenti, in giro per l’Italia invece tutto viene dimenticato, per uno strano cortocircuito di cui ancora bisogna capire bene l’identità. Ma bisogna farlo in fretta.
Il Palermo ha bisogno di un filotto di vittorie se vuole rilanciare le sue ambizioni e quindi la sua classfica. I tifosi, poi, sono stufi (giustamente) di non sapere se gioire dopo una vittoria. Perchè ineffetti, esattamente come lo scorso anno, quando il Palermo vinceva (sopratutto in casa), sul piacere della vittoria si accavallava il desiderio di continuità, la sola cosa che può far raggiungere un obiettivo. Allora, dopo la vittoria di Campobasso, è necessario capire che il fattore campo nulla deve contare e che una squadra forte vince dentro e fuori casa.
Al Renzo Barbera palla a terra e altrove lanci lunghi; perche? Non c’è nessuna spiegazione. Da Castellammare, quando il Palermo si guadagnò l’accesso agli ottavi di finale e l’ultima vittoria in trasferta (1-2), a Castellammare, dove di nuovo si deve ripartire e ri-vincere. Non ci sono altri risultati disponibili al di fuori della vittoria, non ci sono alibi per un’altra disastrosa prova in trasferta. A Castellammare per vincere, come l’ultima volta, per risorgere da dove si era “morti”, lontano dal “calore di madre”.
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