Una telefonata arrivata sabato scorso dal carcere Pagliarelli, ha reso nota la morte di Francesco Paolo Chiofalo, un detenuto di 37 anni della struttura. Con voce sprezzante, la chiamata ha gettato nello sconforto i genitori che avevano sentito il ragazzo solo due giorni prima del decesso. La voce non era limpida, hanno fatto sapere, quasi “singhiozzante”. Adesso la procura di Palermo ha aperto un’inchiesta per accertare le cause della morte prematura.
Il detenuto Paolo Francesco Chiofalo, non ha avuto certamente un’adolescenza felice. Contraddistinta fin dall’inizio dall’uso di droga e da furti per procurarsela. E proprio con l’accusa di furto ed evasione il 37enne era finito al carcere Pagliarelli, dove sarebbe rimasto al massimo fino ad ottobre, quando avrebbe poi scontato la pena. E invece, è morto nella sua cella sabato scorso.
Sul corpo del ragazzo è stata disposta l’autopsia. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Anna Battaglia. L’analisi accurata sul corpo del ragazzo sarà utile per risalire alle reali cause del decesso. I familiari, si sono rivolti all’avvocato Massimiliano Russo, che aveva già più volte seguito Paolo Chiofalo. La madre, Maria Durante, chiede a gran voce giustizia, distrutta dal dolore per la perdita del proprio figlio.
Quando il carcere ha dato notizia della morte del detenuto, non ha fornito ulteriori dettagli. Di certo c’è che il povero Chiofalo, tossicodipendente com’era, aveva diritto a delle cure particolari e ad un’assistenza continua. I prossimi giorni saranno decisivi per stabilire se ci siano responsabilità sulla morte del 37enne, sulla quale sta indagando la procura di Palermo. Come hanno fatto sapere i genitori, martedì scorso c’era stata una videochiamata e Chiofalo già quel giorno non sembrava brillante, prima di essere chiamato 48 ore dopo (giovedì), quando addirittura “farfugliava”. Sabato, poi, la tragica notizia della scomparsa.
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