In scena ad agosto: riapriamo Siracusa per 1500 persone.
Il dibattito sulla ripartenza del teatro: la proposta del sovrintendente dell’Inda sul primo, grande appuntamento dell’estate: ok alla stagione a queste condizioni

“Una quota minima di spettatori ci consentirebbe di coprire le spese di produzione che dovranno essere più basse.
La soluzione con 500 presenze: pubblico distanziato sulla scena e attori nella cavea per una suggestione nuova e potene”

Mascherine fornite all’entrata spazi sanificati ogni giorno e ingresso a scaglioni senza formare resse imprudenti.
L’anno scorso i 170 mila spettatori hanno mosso 38 milioni. Ora vanno bene anche 30mila persone e tutte siciliane.

L’articolo di Antonio Calbi (dell’Istituto nazionale dramma antico di Siracusa) su Repubblica, oggi in edicola, che riportando le parole di Orazio nelle Epistolae, ribadisce il senso potente del teatro … Il teatro faceva bene alla polis e faceva bene al singolo, e non a caso c’era una sorta di contiguità fra medicina e messa in scena

Il teatro, così come tutto ciò che ha a che fare con la cultura, sta conoscendo giorni bui e difficili.
Tutti noi uomini e donne che lavoriamo per la cultura viviamo un momento di grande tensione, in particolare noi persone di teatro. Il cinema lo si può vedere sul divano di casa, la musica la si può ascoltare in cuffia, un libro lo si legge in genere da soli. Il teatro per sua natura reclama la presenza qui e ora di attori e spettatori, fosse anche uno soltanto.

Noi confidiamo che si avverino quanto prima le condizioni necessarie perché i teatri all’aperto, in particolare i teatri antichi greci e romani, possano quest’estate ritrovare la loro funzione, magari ad agosto, in modo da dare il tempo ai cittadini di ritrovare serenità e fiducia.
A Siracusa il Teatro Greco può accogliere fino a cinquemila spettatori: è del tutto evidente che a oggi nessun decreto permetterà di riempire la sua cavea. Eppure, se le condizioni di cui sopra si avvereranno, si potrebbe in serenità aprirlo ad almeno 1500 spettatori, distanziati di un metro l’uno dall’altro. Le mascherine saranno fornite all’ingresso, il teatro sarà sanificato ogni giorno, le aperture dei cancelli garantiranno un ingresso scaglionato per evitare code e assembramenti, sulla scena i registi sperimenteranno nuove soluzioni prossemiche.
Se non saranno autorizzati 1500 spettatori, ma solo cinquecento allora attrezzeremo soltanto il palcoscenico, dove siederanno distanziati gli spettatori e la cavea scolpita 2500 anni fa nella roccia diventerà una scena naturale, potentissima.

Seppure ci stiamo anche attrezzando per realizzare eventi, in collaborazione con la Rai, col teatro vuoto ma con la possibilità di vedere una creazione concepita proprio per essere vista dal televisore di casa. Che non sarà teatro, non sarà televisione, non sarà cinema ma un linguaggio del tutto nuovo.
L’arte ha saputo sempre fare di necessità virtù. Noi siamo pronti. Così come gli artisti e gli spettatori.
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