Miccoli

Corte d’appello, rese note le motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna a 3 anni e sei mesi per l’ex capitano rosanero.

Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola

La frequentazione, a Palermo, anche di delinquenti e persone gravitanti nell’ambiente mafioso fu «una libera scelta» dell’ex calciatore del Palermo Fabrizio Miccoli, che per
questa ragione «era entrato in grande confidenza e in rapporti di amicizia pure con Francesco Guttadauro, nipote del noto capomafia latitante Matteo Messina Denaro e figlio di Filippo, detenuto per reati di mafia» e boss di Bagheria
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Così si legge sul giornale che riporta le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Palermo che come sappiamo l’8 gennaio ha confermato la condanna a 3 anni e 6 mesi per Miccoli.
La ricostruzione degli episodi contestatia Miccoli che secondo il Tribunale non poteva non sapere.
Miccoli per risolvere una questione economica dovuta da un imprenditore a un ex fisioterapista del Palermo, si era rivolto al suo amico Mauro Lauricella, figlio del boss Antonino, detto lo
«Scintilluni» «per le sue conoscenze nell’ambito della movida». I magistrati invece sostengono che Miccoli si era già rivolto al Lauricella anche per una propria controversia col padrone dell’appartamento in cui aveva abitato, scrive il giornale.
Miccoli è difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Gianpiero Orsino, che si sono appellati.
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