Palermo pomini

In campo era una grande sicurezza e fuori, un esempio di comportamento per tutti. Ha giocato nel Sassuolo per 13 anni ed è diventato una bandiera del club romagnolo, poi si è trasferito tra le fila dei rosanero dove è rimasto per 3 anni fino al tragico fallimento, che lo ha costretto a cercare fortuna altrove, fino all’ultima destinazione, Venezia, dove attualmente milita nel campionato di serie B.

Il portiere, è stato intervistato dalla redazione di Mediagol.it e ha parlato del suo passato in rosanero , del fallimento e della nuova società che adesso guida il Palermo, con parole di elogio spese sopratutto per il presidente Dario Mirri. Ecco le sue parole:

“La mia idea sulla nuova proprietà del Palermo? “Mirri fece un intervento economico abbastanza importante anche l’anno scorso, acquisendo la concessione quadriennale di parte dei diritti della gestione pubblicitaria del club e consentendo di pagare gli stipendi ai tesserati evitando la penalizzazione in classifica quando c’ero io. L’impressione è sempre stata quella di una persona che ha fortemente a cuore, veramente, le sorti della squadra della propria città: voler rilanciare quello che rappresenta il Palermo per tutta Italia. Forse la visibilità che ti conferisce calcio è la maggiore di tutte. Quindi, sicuramente, Mirri ha mostrato e mostra tuttora grande passione”.

L’ex portiere rosanero poi ha parlato anche del vicepresidente Tony Di Piazza e del suo augurio per il futuro dei rosanero: “Poi penso abbia trovato in Tony Di Piazza un partner economico importante. Il progetto ritengo abbia tutte le basi necessarie per partire alla grande. Mi auguro che il Palermo possa tornare nel calcio che conta perché la città e la sua gente meritano ben altro. Dopo le delusioni degli ultimi anni, bisogna ridare entusiasmo al pubblico rosanero”.

Pomini torna a parlare poi del suo anno turbolento passato al Palermo: “L’anno scorso la situazione economica  precaria e quella societaria  estremamente turbolenta si trascinavano già dal mese di novembre, dalla famosa cessione delle quote ad un gruppo di inglesi. Penso che questa atmosfera di incertezza e profonda instabilità societaria sia stata magari non decisiva ma  ha inciso pesantemente sulle vicissitudini di campo e sui risultati della squadra. A prescindere dal fatto che durante la stagione si è cercato di mettere in secondo piano l’aspetto finanziario, ma quel tipo di andazzo controverso, alla lunga, ti stanca mentalmente. Gli ultimi mesi con la retrocessione a tavolino, poi commutata in punti di penalizzazione da scontare nella stagione successiva, e la mancanza di punti di riferimento tangibili hanno costituito un dramma sportivo per tutti”.

Infine conclude: “Noi giocatori siamo stati i più fortunati perché ci siamo trovati a ritagliarci il nostro spazio e proseguire la nostra carriera in un’altra realtà. Io sono in contatto con le tante persone che lavoravano a Palermo nella vecchia proprietà, so che è una situazione non semplice e pesante per tutti. A livello umano ricordo tante persone meravigliose con le quali mantengo legami di stima e affetto, non l’ho mai nascosto. Purtroppo è andata come non doveva andare. I due anni a Palermo sono stati quelli più intensi della mia carriera, sicuramente. Mi scende una la lacrima a pensarci! Le due stagioni nel capoluogo siciliano le porterò sempre nel mio cuore. Chi mi conosce lo sa. Inutile nasconderlo”.

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