Fontana

Uno dei migliori portieri della storia del Palermo, arrivato sicuramente nel perioo d’oro dell’era Zamparini. Alberto Fontana, detto Jimmy, ma anche Nonno volante, ha praticamete chiuso la sua carriera al Palermo anche se dopo ha ricevuto offerte che non ha portato a compimento per via …dell’età.

Vi riportamo alcuni passaggi dell’intervista di Gaetano Mocciaro realizzata per Tuttomercatoweb:
“Io ho avuto una fortuna che mi è capitata dal cielo. Sono il figlio di un bagnino, sono cresciuto a Cervia in spiaggia. Ho trascorso un’infanzia bellissima vivendo a 100 metri dal mare. Sono legatissimo alla mia terra ed è per questo che sono tornato. Anche perché ho due bambini, di 12 e 8 anni, e non volevo più fare una vita di spostamenti continui col calcio, a cui devo tanto perché con esso ho realizzato il mio sogno. Ma devo dire che avevo anche una vita normale molto bella… L’idea di fermarmi in un’altra città non l’ho mai avuta. Il mio rapporto con le grandi città è un po’ particolare e sotto questo punto di vista mi definisco un ‘contadinotto’. Vivo a Cervia che per me è bellissima: in cinque minuti sei ovunque e soprattutto c’è il mare… La mia famiglia ha un bed and breakfast a Cervia, mia moglie un hotel a Cesena. Io seguo la parte burocratica, mi definisco ‘il garzone della burocrazia’. È un’attività che mi permette di avere tempo libero…Dopo Palermo mi chiama il Bari di Antonio Conte che mi offre la possibilità di tornare. Mi accordai per una somma importante. Quando tornai a casa anche vedendo mio figlio piccolo decisi di chiamare il Bari dopo un mese rinunciando al contratto. Mi dissero che non gli era mai capitata una cosa simile, ma mi resi conto che non ne avevo più. Ci fu poi qualche mese dopo una chiamata da Grosseto, il cui direttore generale era Renato Cipollini, persona alla quale ero grato perché mi portò alla SPAL da giovane. Voleva affidarmi la porta della squadra per i playoff. Fisicamente stavo anche bene ed ero tentato dall’accettare la proposta. Ma guardando in tv un anticipo di Serie B e vedendo i giocatori scendere dall’autobus capii che non ce la potevo proprio fare.. potevo rimanere nel meccanismo ma ho deciso di tornare a casa mia. Sono molto legato all’infanzia, ai miei genitori che hanno fatto tanti sacrifici e ripenso a quando giocavo 10 ore nelle giornate soleggiate. Qui per tutti ancora il figlio del bagnino, per dire, e non l’ex portiere… Nessun rimpianto, nessun sassolino da togliere. Ho giocato fino a 42 anni anche perché la natura mi ha aiutato. Ho conosciuto persone fantastiche … Quella del calciatore è stata una parte della mia vita bellissima che non rinnego”.

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