Uno dei passaggi più importanti dell’avviso pubblicato dal Sindaco è quello relativo alla quota da destinare al cosiddetto azionariato popolare (minimo 10%).
Visto che sicuramente sarà un argomento di notevole interesse per i tifosi rosanero, ne’abbiamo parlato con un cultore della materia, il dottor Antonio Sanges, commercialista in Salerno, che in passato ha già avuto esperienze di azionariato popolare con l’Enna Calcio nel 2016, con Salerno-Granata nel 2011 e Amici RariNantes 2019.
Con lui abbiamo analizzato il concetto di azionariato popolare in tutte le sue sfaccettature, tenendo presente che qualsiasi progetto di azionariato popolare può prendere il via solo dopo che è stata costituita la nuova società.

“Ho letto l’avviso del sindaco Orlando e mi sembra di capire che è come se stesse annunciando la gestione dell’azienda calcio moderna sia per quanto riguarda l’eventuale gestione futura del club che viene esclusa a imprenditori già coinvolti con altre realtà , sia quando vuole promuovere una sottoscrizione di azionariato popolare e questa è una cosa positiva perché il nuovo disegno di legge, nell’ambito sportivo, prevede proprio l’esistenza dell’azionariato popolare. Mi sembra dunque un bando in virtù di un calcio moderno attivo”

Vogliamo spiegare cos’è l’azionariato popolare?
“Diciamo subito che un elemento essenziale è determinare la volontà dei tifosi a partecipare a questo tipo di operazione.
L’azionariato popolare in Italia determina tre modelli di riferimento: in Serie A il Parma, costituito dal 60% da imprenditori, dal 10% dalla Società Partecipazioni Calcistiche Parma (azionariato popolare, ndr) e dal 30% da altri soci.. Questo è il modello più importante in Serie A.
In serie B c’è un modello importantissimo proposto dal Pordenone 2020 che è riuscito ad attivare una campagna di marketing sul territorio e mi sembra che abbia raccolto un importo intorno ai 2 milioni di euro. Tale progetto è stato proposto dal collega Alberto Rigotto e dall’avvocato Nadir Plasenzotti .
Nei dilettanti poi abbiamo il modello dell’Enna calcio, un progetto che abbiamo promosso insieme al collega di Enna Fabio Montesano.
Questi sono i riferimenti più significativi e operativi che materializzano l’azionariato popolare.
È normale che a seconda della struttura che si va a porre in essere i tifosi avranno una propria rappresentanza nel consiglio di amministrazione della società di riferimento.
Ad esempio supponiamo che domani il Palermo apra alla azionariato popolare; allora si dovrà formare una società tra i tifosi che attraverso una propria raccolta fondi ed una propria governance acquisterà il 10% del nuovo Palermo . Il nuovo Palermo, per dare segno di continuità al tifoso che in quel momento diventa protagonista ed aziendalista, può proporre anche una carica sociale nell’ambito del consiglio di amministrazione. Si stabilisce insomma un rapporto diretto tifoso-squadra di calcio”.

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Cos’è necessario per partecipare?Certo il tifoso non può presentarsi in sede con 100 euro e chiedere di far parte della società.
“Tre sono le cose importanti: la fattibilità teorica, cioè verificare il bacino di utenza dei tifosi e su questo Palermo è ok poiche ha un grosso bacino di utenza.
Il secondo elemento è tradurre come effetto moltiplicatore la filosofia dell’azionariato popolare cioè far capire ai singoli tifosi cos’è l’azionariato popolare. Terzo elemento, la volontà dei tifosi a partecipare a tale iniziativa. Fatto questo primo step, poi bisogna capire la fattibilità giuridica, cioè come interfacciarsi col progetto dell’azionariato popolare. Poi capire come il tifoso intende attivare questo progetto. Si deve costituire una cooperativa e, in tutte queste situazioni, avremo la massima democrazia. Altro elemento è la totale assenza di scopi di lucro; non c’è nessuna attività che a fine anno determini utili. Vista la partecipazione popolare, non c’è nessun tipo di limite all’ingresso in società. Infine bisognerebbe fare un business plan per determinare la sostenibilità del progetto di azionariato popolare . Bisognerebbe fare prima un lavoro istruttorio presso i club , fare un’assemblea comunale dove coinvolgere sindaco o assessore allo sport, per capire se il territorio risponde a queste idee.
Il problema è la sostenibilità del progetto. Nel caso in cui l’anno prossimo ci sono delle perdite, l’azionariato popolare del Palermo deve corrispondere a queste perdite in percentuale alle quote sociali. E’ una gestione a tutti gli effetti, quindi oltre alla bellezza del progetto va capita la possibilità. Se sei socio lo sei anche in caso di perdite”.

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A Palermo si vocifera della nascita di qualche comitato
“Il comitato è la fase precedente, ovvero un gruppo di persone che vuole proporre l’azionariato popolare. Poi successivamente il comitato deve essere trasferito in forma giuridica di cooperativa o anche una srl.
La cooperativa avrà il suo cda e la sua governance di riferimento ed eleggerà il rappresentante della cooperativa nell’ambito della nuova società di calcio. “

Se nascono più cooperative?
“Sarebbe una bella iniziativa; ogni cooperativa poi dovrebbe chiedere la nomina di un soggetto nell’ambito del cda . Però attenzione, il cda di una società è un organo importante ed io penso che in un cda 1 o 2 possono essere i rappresentanti dei tifosi non di più perchè altrimenti poi si vengono a creare delle criticità nella gestione della società . Il tifoso, deve limitarsi a quelle che sono le strategia aziendali della società. Per cui va messo un limite. Non pensiamo che attraverso il solo azionariato popolare si possa gestire una squadra di calcio”.

Se nascono 3-4 cooperative ma in Cda deve andare un solo rappresentante, cosa fanno queste cooperative, parlano tra di loro?
“Queste cooperative dovrebbero confrontarsi tra di loro e attivarsi fra di loro e colloquiare per nominare un rappresentante di tutte le cooperative. Questa è la strada più democratica, quella più lineare”.

Sarà importante quindi capire quanto la società versa di capitale sociale.. Se la nuova società mette 10 milioni in fondo cassa, e ad esempio il 10% andrebbe destinato all’azionariato popolare, quindi bisognerà raggiungere la quota 1 milione?
“Esattamente, se la matematica non è un opinione, dovrebbe essere così, è corretto, se ne versa 15 di milioni ne andranno trovati 1 milione e mezzo”.
Bisogna fare attenzione, perché dopo l’effetto iniziale, è importante sottoscrivere le quote, cioè mettere i soldi e bisogna considerare la volontà effettiva dei tifosi. Il Barbera ha 35 – 40 mila tifosi e per esperienza dico che vanno stimati il 50% di questi tifosi. É significativo attuare il progetto sulla fattibilità teorica o giuridica, o quella finanziaria, il primo aspetto è questo; bisogna valutare come il territorio si pone dinanzi a questo problema. Se non ci sono queste fattibilità è meglio non partire perché si fa una brutta figura. É importante veicolare il progetto con una grossa operatività di marketing e quindi sarebbe necessario avviare un bel progetto di marketing sportivo del territorio: colore rosanero.”

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1 commento

  1. Premesso che se uno mette dei soldi nell’ azionariato popolare di una squadra di calcio, in questo caso la futura società del Palermo, lo fa per passione e sostegno alla squadra della propria città. Ma vediamo se ho capito bene: Il problema si pone se si mettono dei soldi e la società in questione a fine anno ha degli utili. A questo punto non si ha diritto a nessun guadagno, bene. Ma se la società ha delle perdite, il socio in base alla propria percentuale deve concorrere a ripianare queste perdite! Ma una domanda mi sorge spontanea: Non avete l’impressione che l’azionariato popolare sia una fregatura? Ai posteri l’ardua sentenza!

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