Siamo tutti amareggiati, arrabbiati, avviliti. E non c’è nulla da obiettare. Siamo tutti molto scoraggiati ed anche questo è comprensibile. Sui social impazzano frasi come “è finita”, “addio promozione”, “come l’anno scorso”, “siamo vicini al fallimento”.
Tutto molto comprensibile. Lo scoraggiamento dettato dall’amore e dalla paura che si ripeta lo scorso torneo. Con l’aggravante dello spettro fallimento. Ed è da qui che cominciamo la nostra analisi.
Dal fallimento e dall’unico modo per evitarlo: la promozione.
A Pescara una mazzata terribile, però non è ancora finita. Certo è difficile, difficilissimo ma non impossibile. È difficile perché Brescia e Lecce sembrano volare spinte dall’entusiasmo e dalla libertà mentale che invece stringe ed attanaglia i rosanero costretti a vincere il campionato.
È difficile ma bisogna provarci perché non è detto che le due prime della classe non possano inciampare ed in più dovranno incontrarsi fra di loro.
Buttiamo però tabelle e tabelline. Da ora in campo solo per vincere, ovunque e con chiunque. Ripartiamo dal Palermo del primo tempo e confidiamo che lo sarà per l’intera gara di ogni prossima sfida.
Il Palermo dei primi 50 minuti di Pescara ha dimostrato di avere nelle sue corde quella forza e quella voglia. La metta in campo sempre per tutti i 90 minuti. Basta controllare o gestire le partite: questa squadra probabilmente non sa farlo e deve andare all’arrembaggio sempre e costantemente.
Una mazzata terribile perché quando giochi  bene e perdi può venirti un senso di frustrazione e di impotenza che sono però pericolosissimi per le partite che rimangono.
Ma la beffa di Pescara deve fare incazzare, deve servire a mettere il sangue agli occhi. Ci vuole lo spirito del presidente ieri notte sul pullman!
Uomini veri, arrabbiati e cazzuti che si vadano a riprendere quanto si erano sudati nel girone di andata.
Buttiamo via schemi, schemini, moduli, modulicchi, tabelle e tabelline. In campo con un solo modulo: la rabbia. Senza nemmeno sapere il nome dell’avversario. 7 partite con lo stesso schema: sangue agli occhi. Per tutti, aprescindere dal nome dell’avversario.
Mettere paura, dominare, imporsi agli avversari. Così reagiscono uomini veri che hanno anche grandi qualità.
La città, la gente, i tifosi? Mettano da parte tutti i rancori, li nascondano, per il momento. Ignorino l’unico responsabile di tutto questo macello. Si uniscano tutti intorno alla maglia e all’obiettivo, la promozione perché non c’è una via di mezzo: o tutto o niente. O Serie A o morte. E a tutti quelli che si augurano che la migliore soluzione sarebbe resettare tutto e ricominciare dalla serie D, vale la pena ricordare l’inferno della serie C, le tante squadre che non sono più risalite o che sono riuscite a farlo soltanto dopo molti anni.
Finché c’è una speranza, giochiamocela perché la promozione si può anche ottenere con i play-off, mica è vietato.
Prima di abbandonare la nave, proviamo a fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per salvarla. A scappare c’è sempre tempo!
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