‘’E poi diteci che è soltanto uno sport..’’ Questa è la frase, che oggi sostengono diversi giovani, cercando di far valere  la propria tesi contro i detrattori che si celano dietro l’universo calcistico.

Il calcio è stato ed è anche letteratura, filosofia, fisica.  Un microcosmo in cui si racchiudono umori, specchi della società ma anche arte, romanticismo, politica. Il calcio è parte della cultura di una società, di una nazione, e questo permea a livello storico, in tante situazioni politiche e letterarie. Una realtà che si crea dentro un focolare arso di emozioni e di paure. Il potere di un semplice gol capace di trasformare e cambiare un’intera settimana.

Sacchi, un maestro del calcio, definì questo gioco come: “La cosa più importante delle cose non importanti“.

Il cinema e il calcio intrattengono i rapporti fin da un film muto inglese del 1911, Harry the Footballer di soli 11 minuti, che fu di fatto la prima rappresentazione cinematografica di questo sport. Parlando di cinema non possiamo che parlare dell’immenso regista napoletano, Paolo Sorrentino. Grande tifoso del Napoli, e grande seguace della squadra, sin dalla giovane età. Egli stesso ha ringraziato, dopo aver vinto il premio oscar con ‘La Grande Bellezza’’, la sua fonte principale di ispirazione, Diego Armando Maradona, per avergli insegnato cosa significa fare ‘’spettacolo’’. Proprio nel primo film del regista napoletano, ‘’L’uomo in più’’ il calcio è il tema fondamentale su cui si crea la dimensione esistenziale e affettiva di uno dei due protagonisti, Antonio Pisapia. Un film in cui la poesia di Sorrentino, grottesca e ironica insieme, raggiunge, ancor prima di affermarsi, il suo apice.

Nonostante il pensiero comune diffuso, il connubio tra Calcio e Letteratura può ritenersi affermato. Sono gli stessi grandi della letteratura a suggerircelo: Jean Paul Sartre filosofo, scrittore, drammaturgo e critico letterario francese, considerato uno dei più importanti rappresentanti dell’esistenzialismo diceva che: “Il calcio è una metafora della vita“

Sartre tocca un tema centrale dell’esistenza umana, L’imprevedibilità. Tra le tantissime affinità, la più significativa sembra infatti essere l’imprevedibilità che caratterizza questo bellissimo sport così come l’esistenza di ciascuno di noi. 

Parlando del connubio tra calcio e letteratura una posizione rilevante è occupata da  Pierpaolo Pasolini: poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e giornalista italiano, considerato tra i maggiori artisti e intellettuali del XX secolo.

La visione pasoliniana sul calcio è quasi ‘’sacra’’, Pasolini definiva il calcio come: «L’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro». Pasolini, più di chiunque altro, sposa gli emisferi poetici e calcistici, creando un nesso tra sistema linguistico e calcio. ‘’ il calcio è un linguaggio con i suoi poeti e prosatori’’.

Jorge Louis Borges, scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino, diceva  “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio”.

Un connubio che inizia sin da piccoli, dalla strada e che assume, nella maggior parte dei casi, la valenza di un sogno. Capace di farci viaggiare in una dimensione favolistica, onirica. Forse perfetta, ideale.

Dario Cangemi

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