Il crollo in Serie C causerebbe una riduzione drastica dei ricavi con i diritti tv azzerati.
Esempi Lecce e Parma. Introiti tra i 4 e 7 milioni e costi pari al doppio, fondamentale diventa il botteghino.

Difficili le plusvalenze. Tre big in scadenza e Puscas da pagare, il resto della rosa vale circa 10 milioni.
La retrocessione potrebbe costare 30 milioni al club tra mancati ricavi e diritti tv che verrebbero meno.

Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola

L’articolo di Benedetto Giardina chiarisce come un eventuale retrocessione in Serie C sarebbe per il Palermo una disfatta a livello economico; se la retrocessione in B venne paragonata ad un bagno di sangue, la retrocessione in C sarebbe anche peggio.
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Si stima perdere di quasi 30 milioni rispetto ad un anno fa poiché il campionato di C garantisce delle entrate pressoché nulle. Per capire bene le differenze e l’eventuale perdita, nell’articolo si fanno i casi del Parma e del Lecce. La squadra di Liverani, in lega Pro, ha guadagnato 4 milioni con costi pari a circa 8 milioni.
Nel 2017 il Parma ha avuto entrate per 6,6 milioni a fronte di 14 milioni di uscite. Un ruolo fondamentale in Serie C lo gioca il botteghino che diventa una importante fonte di guadagno.
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La retrocessione, scrive Giardina, può diventare un incubo a livello economico per una società come il Palermo che nel 2018 ha speso 22 milioni per il personale (giocatori allenatori e dipendenti) e quasi 43 in totale.
Diventa difficile fare pure plusvalenze perché se da un lato si abbattono i costi dei contratti di Rispoli, Jajalo, e Aleesami che consentirebbe di risparmiare 2,5 milioni lordi, dall’altro lato Nestorovski è l’unico con cui poter guadagnare qualche milione. Nemmeno Puscas poiché deve essere ancora pagato 3 milioni all’Inter.

Per rendere il tracollo un po’ più morbido, scrive Giardina, bisognerebbe vendere l’intero organico per guadagnare circa 10 milioni.
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