Inno Nazionale – Niente sì, basta l’inno
Addio al “Sì!” dell’inno: la stretta su un’urlo che ormai ripetiamo a memoria
C’era un momento, alla fine di Fratelli d’Italia, in cui molti si sentivano più patrioti del solito: quel “Sì!” urlato di petto, tra suggestioni risorgimentali e orgoglio da stadio. Ora però, quel grido viene “spento” con un decreto che mette il punto fermo dopo “L’Italia chiamò”, eliminando l’enfatico “Sì!” finale.
La tesi è che quel “Sì!”, diventato negli anni una specie di automatismo collettivo, non fosse neppure di Mameli: sarebbe stato un innesto retorico di Michele Novaro, autore della musica nel 1847. Risultato? Niente più “Sì!” nei giuramenti militari, nelle partite degli Azzurri o sul podio delle medaglie.
Lo urlavamo senza pensarci, e soprattutto senza crederci davvero (“pronti alla morte” fino a un certo punto). E alla fine, con una parola in meno, magari l’inno sarà anche più facile da cantare. Sì—anzi, no.
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