belotti

Lunghissima intervista di Walter Veltroni sulla Gazzetta dello Sport, oggi in edicola.
Gli inizi, la carriera e le esperienze di Andrea Belotti che si racconta con la genuinità che lo contraddistingue.

Vi riportiamo soltanto alcuni passaggi che riguardano la sua esperienza a Palermo, di cui conserva un ottimo ricordo.

“Mia mamma lavorava in una stireria però non portava a casa tanti soldi.
Quando sono andato via di casa per andare a Palermo l’ho convinta a smettere di lavorare. Le ho detto: “Non voglio più che lavori perché penso che in questo momento non sono quei 500 euro che ti cambiano la vita, preferisco che ti occupi più della famiglia, che hai più tempo per te e per papà..

Il trasferimento al Palermo? Mi ricordo che era estate e io ero alla festa di paese, mio papà cucinava alla griglia, mia mamma faceva le insalate…Mi chiamano: “Vieni al centro Sportivo dell’AlbinoLeffe perché andiamo a Palermo e devi firmare”. L’ho detto velocemente ai miei e sono partito, senza nemmeno pensarci.
Ho firmato le carte e sono tornato al paese. Quando sono arrivato c’è stata come un’ovazione.
Tutti lo avevano saputo e festeggiavano. Ma in un angolo mi ricordo mia madre che piangeva.
… era preoccupata, perché andavo a Palermo. Da noi bergamaschi Palermo era conosciuta solo per la mafia. Una volta è venuta giù e ha capito che c’era molto di più, che la Sicilia e i siciliani erano di più. Il Sud è una realtà magica. Il calore della gente, mi svegliavo e vedevo il mare. A Palermo ero felice, mangiavo bene, c’è caldo, sole. Come essere sempre in estate.

L’attacco rosanero? Io penso che sia stato uno degli attacchi più forti di sempre del Palermo. C’erano Dybala, Vazquez, io, Hernandez e Lafferty.
Com’era Dybala? Il primo anno vedevo che aveva delle qualità tecniche esagerate. Però non era ancora riuscito ad esplodere, e sotto porta faceva fatica a fare gol. Era anche abbastanza leggerino, fisicamente. Soffriva sempre un po’ il contatto. L’anno dopo, un cambiamento incredibile. Mi sono impressionato quando l’ho visto perché, a parte che faceva sempre gol, giocava un calcio pazzesco.

Dei miei anni a Palermo è stato più bello quello di B, abbiamo vinto il campionato. Il secondo di A non è stato dei più belli perché non giocavo molto. Avevo fatto il record di subentri, 27 in un campionato. Entravo magari alla fine e facevo gol al 90’, vincevamo la partita. La partita dopo ripartivo dalla panchina. Non riuscivo mai a capire perché non avessi quello spazio in più..

Dopo di che arriva il Torino.…Arriva il Torino. Ero in Austria in ritiro col Palermo per due settimane e c’era la sosta di Ferragosto. Torno a Palermo perché nel frattempo mi ero fidanzato. Sapevo che c’era qualche contatto, il presidente diceva: “Devi andare via da Palermo”, poi diceva “no devi rimanere” e verso Ferragosto, mancava poco alla fine del mercato, mi chiama e mi dice “Domani mattina devi partire e andare a Torino, firmiamo e ti alleni”.
Mi ricordo che era notte quando ho chiamato il magazziniere e gli ho detto “mi devi preparare le scarpe perché domani me ne vado”. Era sconvolto. La mattina alle sei, siamo passati allo stadio e lui mi aveva lasciato le scarpe. Mi hanno detto poi che lo aveva fatto piangendo…”
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1 commento

  1. Sei prima un bravo ragazzo, poi sei un Campione, forse, troppo generoso!!A Palermo ti impegnarvi a tutto campo, ti vedevamo rincorrere un avversario fin dentro l’area, un minuto dopo di vedevamo galoppare verso l’area avversaria, e questo tuo spremerti, spesso arrivavi alla conclusione, stanco e fuori tempo!!Avercene di giocatori come te a Palermo!!In bocca al lupo per la tua carriera e per la tua vita!!

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