Brunori–Padova, il cerchio che si chiude
Il calcio ha una memoria tutta sua. E spesso ama chiudere i cerchi dove li ha aperti. Per Matteo Brunori, quel cerchio si chiama Palermo–Padova.
Il 12 giugno 2022, un rigore sotto la Sud, il boato del “Barbera” e il ritorno del Palermo in Serie B dopo tre anni di purgatorio: a decidere tutto fu proprio lui, Brunori, dal dischetto. Quel gol – simbolo della rinascita rosanero – consegnò la promozione e un’immagine diventata subito iconica: il numero 9 in esultanza, inghiottito dall’abbraccio dello stadio pieno.
Da allora, Brunori è entrato di diritto nella storia: oggi è il secondo miglior marcatore di sempre del Palermo con 76 goal, alle spalle soltanto di Fabrizio Miccoli con 81, monumento rosanero. Numeri e peso specifico da bandiera.
Dal cuore del progetto al margine della rotazione
Negli ultimi mesi però qualcosa si era incrinato. L’arrivo di Pohjanpalo, le nuove gerarchie, le scelte tecniche di Inzaghi hanno progressivamente spinto Brunori ai margini: prima panchina, poi minutaggio ridotto, fino a rimanere spesso fuori anche nella rotazione dei cambi.
Attorno a lui si sono addensate voci di malumore e indiscrezioni su comportamenti non in linea con le aspettative: elementi di cui, al momento, non esiste conferma ufficiale, ma che fotografano almeno una realtà certa – Brunori ha accusato il colpo dell’esclusione. Intanto il mercato incombe: si parla di Sampdoria in primis, si è parlato di Modena e di possibili interessamenti anche dalla Serie A. Il Palermo deciderà che strada prendere.
Palermo–Padova che sa di destino
Ieri la partita che, per il numero 9, ha avuto il sapore dello scherzo del destino: Palermo–Padova al “Barbera”, ultima gara prima dell’apertura ufficiale del mercato di gennaio. La stessa avversaria, lo stesso stadio, lo stesso incrocio che aveva segnato la sua pagina più luminosa in rosanero. Oggi, però, quella sfida rischia di essere ricordata come l’ultima in maglia rosa. Non è ancora scritto ma quei saluti sotto la curva e il giro intorno lo stadio lasciano poco all’immaginazione.
Qualunque cosa accada, una certezza resta: quel rigore contro il Padova, quella corsa sotto la curva, quella promozione resteranno per sempre. Il resto lo decideranno il campo, gennaio e – ancora una volta – il destino.
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