Amauri si racconta: “Palermo trampolino di lancio, Guidolin fondamentale”
In un’intervista a Fanpage, Amauri ha raccontato la sua carriera in Italia, fra Chievo, Palermo, Fiorentina e Juventus. L’italo brasiliano ha poi speso parole al miele per l’ex mister del Palermo, Guidolin, reo di avergli cambiato la carriera e su Maurizio Zamparini e Fabrizio Miccoli.
Amauri si racconta: “Palermo trampolino di lancio, Guidolin fondamentale”
Dagli inizi difficili in Brasile, sempre con la madre al suo fianco, fino a calcare i prati dei campi più prestigiosi al mondo. Durante un’intervista a Fanpage, l’ex attaccante rosanero ha raccontato diversi episodi della sua carriera da calciatore in Italia. Amauri si è soffermato sulla parentesi al Palermo: “Palermo è stato davvero il trampolino per diventare quello che sono diventato. Guidolin per me è stato fondamentale: al Chievo giocavo da seconda punta, in un 4-4-2 accanto a Pellissier, e attaccavo molto bene la profondità, cercando spazi per lui. A Palermo invece Guidolin mi mise da prima punta, da solo. Mi ritrovai in un altro mondo, che mi piacque subito: davanti potevo fare quello che volevo, tutto riusciva alla perfezione. Mi diede un’opzione in più: non solo seconda punta, ma anche prima punta”.
Su Zamparini e Miccoli
L’ex attaccante ha raccontato un episodio particolare riguardo l’ex patron rosanero, Maurizio Zamparini: “Facemmo un ritiro invernale a Siviglia. Al rientro giocammo contro la Sampdoria a Genova e perdemmo 3-0 senza mai toccare palla. Tornati a Palermo, lui arrivò nello spogliatoio con un sacco di scatole e disse: ‘Vi porto un regalo, così non dimenticherete mai la figura di m*** che mi avete fatto fare a Genova’. Era una sciarpa, ricordo che Simplicio rideva, mentre io gli risposi: ‘Non l’accetto, se vuoi mettila lì’. Quando abbiamo vinto 3-2 a Firenze nessuno ci ha regalato niente’. Fu l’unico confronto diretto, ma sempre con rispetto. Per me è stato un grande presidente: mi ha trattato bene e rispettato sempre. Poi era un presidente che all’interno degli spogliatoi era diverso, ci diceva di non credere a ciò che leggevamo sui giornali, che lui credeva in noi tutti, faceva tanti discorsi. Certo, cambiava spesso allenatori, forse l’unico presidente che ne ha cambiati tantissimi e spesso ha richiamato anche quelli che mandava via (ride ndr) ma con noi aveva un rapporto chiaro”. Poi su Miccoli: “Con lui è nata un’amicizia vera. In campo avevamo un’intesa naturale, fuori ci sentiamo ancora oggi. È uno di quei pochi compagni che restano per la vita. Con Fabrizio mi sento spesso, i nostri figli hanno la stessa passione. Quando capita vado a Lecce, stiamo insieme. C’è un episodio divertente con lui. Quando andammo a Siviglia, lui usciva comprava regali alla moglie, a sua figlia che era piccola, anche perché Diego non era ancora nato e mi prendeva in giro perché io non spendevo soldi e mi diceva di farlo. Poi era tifosissimo del Lecce, un giorno eravamo in ritiro e di lì a poco si sarebbe giocato in Serie B il derby tra Lecce e Bari: dopo la riunione tecnica sulla lavagna gli scrissi Forza Bari. Arrivò, vide tutto e iniziò a urlare che sapeva chi l’aveva fatto, incolpandomi”.
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