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Il rischio di un Europeo organizzato all’italiana

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Il rischio di un Europeo organizzato all’italiana

Doveva essere la rivoluzione ma rischia di diventare un’occasione persa: solo 1 stadio nuovo (o 2) in vista

Il ministro Abodi ha scelto Sessa commissario in un Paese dove l’età media degli impianti supera i 65 anni.

L’evento del 2032 è l’ultimo treno. E non è in orario

Questi i titoli odierni del Corriere dello Sport

C’era un tempo in cui si sognava un Europeo capace di cambiare volto al calcio italiano. Era il 15 luglio 2021 quando il presidente della Figc, Gabriele Gravina, annunciò la corsa a un grande torneo internazionale, tra Euro 2028 e Mondiali 2030, legandola però a un piano di investimenti nelle infrastrutture. Da allora sono passati più di quattro anni: l’Italia sa già da due che ospiterà l’Europeo 2032, ma i cantieri restano fermi. E non è un dettaglio, in un Paese dove gli stadi hanno un’età media di oltre 65 anni.

La federazione, consapevole dei limiti e dei tempi italiani, ha ripiegato sull’Europeo del 2032, scegliendo di presentarsi insieme alla Turchia piuttosto che rischiare una sconfitta in solitaria. Una mossa pragmatica: bastava proporre 5 impianti invece di 10, mentre i turchi hanno già costruito un parco di stadi moderni. Il prezzo, però, è un’alleanza stretta con il regime di Erdogan, non proprio un campione di democrazia.

Europei 2032: la posizione del Renzo Barbera di Palermo

Ad oggi, soltanto l’Allianz Stadium di Torino sarebbe davvero pronto. Entro luglio 2026 l’Italia dovrà comunicare all’Uefa l’elenco delle sedi, tutte con progetti cantierabili nel 2027. Le opzioni sul tavolo sono note: oltre a Torino e all’Olimpico di Roma (che necessita solo di interventi minori), ci sono il nuovo stadio di Milano in caso di demolizione del Meazza, il Franchi di Firenze in ristrutturazione con i fondi del Pnrr, e un quinto impianto da individuare tra Palermo, Bari, Napoli o Genova. Non si esclude addirittura un doppio impianto romano, con il progetto di Pietralata ancora in bilico.

Il governo, consapevole del rischio di restare al palo, ha istituito una struttura commissariale con pieni poteri e un fondo da 5 milioni, guidata dall’ingegnere Massimo Sessa, per sbloccare i progetti. Ma resta un paradosso: in Italia esiste già una legge sugli stadi pensata per semplificare, che però finisce regolarmente aggrovigliata tra vincoli e burocrazia. In gioco non c’è solo l’Europeo, ma il futuro stesso dei club.

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