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Aleesami: “Palermo città meravigliosa. Eravamo sotto pressione, non c’era stabilità”

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Aleesami: “Palermo città meravigliosa. Eravamo sotto pressione, non c’era stabilità”

L’ex esterno del Palermo Haitam Aleesami ha rilasciato alcune dichiarazioni a Sky Sport Insider, dopo la qualificazione alla League Phase di Champions League con il suo Bodo Glimt. Ecco i passaggi più importanti.

Le parole di Aleesami

Sull’esperienza a Palermo: “Sono stati tre anni difficili: per la piazza, per la squadra. La prima stagione in Serie A è stata mentalmente durissima. Abbiamo cambiato cinque allenatori diversi, e ognuno di loro ha rivoluzionato tutto lo staff. Palermo secondo me meritava di più. Però sono cose che fanno parte del calcio e che fanno parte anche della vita. Il ricordo è comunque molto bello. Essere in Serie A, per me che da bambino sono cresciuto tifando Juventus, era un sogno. Mi sono trovato a casa. Palermo è una città meravigliosa: ho imparato tanto, ho imparato la lingua. Quando ripenso a quel periodo, nonostante le difficoltà, credo di essere cresciuto tanto, anche come uomo. Tutti potevamo fare meglio: il gruppo giocatori, lo staff e anche la società. Va detto anche che noi calciatori non abbiamo mai trovato stabilità. Sai, quando si cambia allenatore non è mai facile. Dopo due settimane è andato via Ballardini ed è arrivato De Zerbi, l’unico che ha provato a fare il suo calcio senza pensare al risultato. Quando è andato via lui, tutti gli altri avevano solo un obiettivo. Si giocava per salvarci, per non fare degli errori, si parlava sempre e solo di vincere. Qui al Bodø/Glimt, per esempio, non si parla mai di vittorie, si parla solo di prestazioni, di performance: si lavora sulla fase difensiva, sulla fase offensiva, su cosa fare quando si perde la palla. Mentalmente per un calciatore è completamente diverso. Qui mi posso concedere di pensare solo a fare il mio lavoro”.

Le differenze tra Italia e Norvegia: “La cultura, senza dubbio. Quando ho giocato a Palermo, posso parlare solo di quella realtà, gli allenatori erano sempre sotto pressione. E quando un allenatore è sotto pressione mette pressione anche ai giocatori. Qui è completamente diverso. In Norvegia diamo molta più importanza al gruppo. Questa è la cosa più importante che non c’era a Palermo. E anche la cosa che mi ha dato più fastidio: a Palermo non siamo mai riusciti a fare gruppo. Qui c’è un ambiente più leggero. C’è un gruppo che pensa solo a giocare a calcio, composto da persone che pensano solo a fare i calciatori”.

La vita tra Palermo e Bodo

Sulle differenze tra Palermo e Bodo: “Vivere a Palermo è meraviglioso: si mangia bene, ci sono tante spiagge per le famiglie. È una bellissima città. È un altro mondo rispetto a qui. Però ti dico la verità, per un calciatore è quasi la stessa vita. Perché ti svegli, vai al campo, ti alleni, sei stanco, fai un po’ di fisioterapia: la routine è bene o male sempre quella. Quando ero a Palermo eravamo solo io e mia moglie, c’era il tempo per uscire, frequentare e conoscere la città. Ora abbiamo due bambini, la vita è diversa. Oslo assomiglia più a Palermo, da un certo punto di vista. Perché è la capitale, la vita va veloce, tutti sono stressati e concentrati sul lavoro. Qui non c’è nemmeno il traffico. La vita è più leggera. Sono molto più sereno e rilassato qui. È ottimo per la famiglia”.

Sul suo futuro da allenatore: “Dicevo sempre che avrei voluto continuare nel mondo del calcio anche dopo aver concluso la carriera da giocatore, ma dopo aver avuto mister De Zerbi ne ho avuto la certezza. Credo sia il mister più forte che ho mai avuto, sta facendo molto bene anche al Marsiglia. Grazie a lui ho imparato tante cose, tutti i calciatori che conosco che hanno avuto a che fare con lui ne hanno parlato benissimo. È un allenatore che sa come farti crescere, come valorizzarti e farti aumentare l’autostima. Con lui hai la possibilità di tentare il dribbling ma anche di sbagliarlo, è un tipo di calcio davvero divertente. Grazie a De Zerbi ho capito una volta per tutte che avrei voluto prendere la strada della panchina”.

Su cosa gli manca dell’Italia: “Tutto. Il cibo, la vita, la gente: vivere lì è stato bellissimo. Ci sono tornato diverse volte con la famiglia per le vacanze, a Milano e a Roma. Sono tornato anche a Palermo. È una città meravigliosa. E una grande piazza, anche se tosta. Si respira l’amore per la squadra. Spero torni presto in Serie A. Anche il calcio ovviamente mi manca. Per me la Serie A rimane il campionato più bello del mondo”.

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