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Palermo, scelta la “linea italiana” come nei primi anni di Zamparini

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Palermo, scelta la “linea italiana” come nei primi anni di Zamparini

In casa Palermo l’estate 2025 sembra equivalere all’anno zero: un ciclo triennale chiuso e uno nuovo che è iniziato probabilmente lo scorso gennaio con l’arrivo di Carlo Osti. Il direttore sportivo, arrivato dopo la non felicissima gestione De Sanctis, ha portato quel modo tutto italiano di gestire un club in una realtà internazionale come il City Group. Il lavoro sta proseguendo e la linea scelta è coerente con gli inizi della precedente sessione del mercato invernale. Non solo giocatori d’esperienza, che possono far la differenza in un campionato tosto come la Serie B, ma anche (possibilmente) italiani.

Se si mettono a confronto le ultime due campagne acquisti estive del club rosanero è possibile notare il cambio di rotta e di visione nella costruzione della rosa. La scorsa estate arrivarono: Le Douaron, Blin, Gomis, Appuah, Henry, Baniya e Nikolaou. Gli unici acquisti italiani furono Pierozzi, Verre e il giovane portiere Di Bartolo. L’attuale sessione di mercato, invece ha visto arrivare Augello, Palumbo, Bani e Gyasi. Una differenza netta che in qualche modo può ricordare gli inizi della gestione Zamparini.

Scelto il “made in Italy”: come il Palermo dei futuri campioni del mondo

L’era Zamparini è ricordata soprattutto per le grandi intuizioni di mercato spesso arrivate dal Sud America o da altre zone dell’Europa. Tutti ricordiamo i vari Pastore, Dybala, Ilicic, Kjaer, Hernandez, ma nei primi anni della gestione dell’imprenditore friulano il Palermo costruì la sua base, che poi l’avrebbe portata alla permanenza decennale in Serie A, con dei giocatori italiani. Basti pensare alle stagioni 2003/2004, quella della promozione, e a quella dell’anno successivo nella massima serie in cui la formazione tipo era composta da soli italiani tra i quali figuravano Barzagli, Zaccardo, Grosso, Barone e Toni: i futuri campioni del mondo del 2006. Quei giocatori furono tutti figli della linea tracciata da Rino Foschi, un direttore sportivo vecchio stampo proprio come Osti.

Le vittorie di Inzaghi nel segno degli italiani

Fin dai primi giorni dal suo arrivo Inzaghi ha sempre sottolineato l’importanza di agire in comune accordo con il ds. Lui e Osti si conoscono da tanto tempo e le scelte fatte sul mercato fin qui hanno trovato il benestare di entrambe le parti. D’altronde lo storico parla chiaro: i gruppi che “Super Pippo” ha portato alla promozione erano in gran parte formati da italiani. È accaduto sia a Venezia, con una formazione per 8/11 fatta da italiani, che a Benevento dove gli italiani nella formazione iniziale erano 9. Nell’ultimo anno al Pisa, il numero di stranieri era superiore rispetto all’esperienze sopracitate, ma sempre con una prevalenza di italiani in campo. Al Palermo le cose potrebbero andare alla stessa maniera. In tal senso se si prova a buttare giù un 11 titolare si può notare la prevalenza di giocatori italiani con i soli Gomes, Pohjanpalo e Gomis (qualora restasse) stranieri.

Sono diversi i fattori che influiscono in un’annata vincente e in quelle dell’attuale allenatore del Palermo se esiste un minimo comun denominatore lo si può trovare nei gruppi avuti. Sicuramente la nazionalità non è il fattore principale che fa si che si creino dei successi, ma scegliere una linea ben precisa è il primo passo per porre le basi per il raggiungimento dell’obiettivo.

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