‘Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora.’
Una delle frasi più belle tratta dal ‘’Diario di Anna Frank’’.

I tifosi sono stanchi, la gente è stanca. E questo si sa. Non si parla più di calcio a Palermo, da tanto, troppo tempo. Non si parla più delle qualità, delle caratteristiche dei giocatori della rosa (su cui i tifosi sono molto perplessi). La tattica e la tecnica, peculiarità  principali di questo sport, hanno lasciato spazio alla rabbia, alla nostalgia, che forse è ‘’la negazione di un presente infelice’’, come recitato in Midnight In Paris.  Si parla di altro, già da mesi, forse anni. Le questioni societarie, i misteri che si celano dietro le mosse del patron hanno preso il posto della passione, inducendo la gente a rinunciare, a dedicarsi ad altro. La priorità non è più godersi novanta  minuti di calore offerti dal Barbera. Come dargli torto dopo tutto quello a cui si è assistito negli ultimi anni?  La gente è assetata, sportivamente parlando, di certezze. Il connubio Normalità-Zamparini tanto richiesto dalla tifoseria è tuttavia un complesso ossimoro. Lo stadio si svuota, di sabato in sabato, appena fuori dal Barbera il boato roboante che caratterizzava la Favorita è diventato un piccolo sussurro febbrile di un bimbo assonnato. A scaldare le vecchie sedie del Barbera è rimasto chi ancora ci crede, chi ancora crede alla bellezza che rimane, coloro che nonostante i grandi tradimenti, le grandi delusioni hanno bisogno, sentono la necessità  di lasciarsi trasportare dall’odore del prato della favorita e dai colori rosa-nero che tingono il campo.

Forse il miglior auspicio che vien da fare per la stagione che il Palermo sarà obbligato a vincere, è proprio quello di arginare le ferite, mutare l’abitudine forgiatasi negli ultimi tempi. Paradossalmente, dunque, andare allo stadio. Ritornare a far paura in trasferta, riempendo il settore ospiti di sciarpe rosanero. Ritornare, quasi obbligatoriamente, a godere solo dello spettacolo (quale è il calcio) e rimuovere il resto. Con grande fatica.

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