Avevano affidato la loro vita, in preda alla disperazione, ad un biglietto del gratta e vinci. “Se vinciamo 1000 euro non ci ammazziamo”. Sarebbe stato questo il compromesso raggiunto nella notte del 19 Luglio 2014 tra due donne, Anna ed Elisabetta Cipresso, madre e figlia. La fortuna, non ha assistito le due donne e Anna, la mamma, avrebbe ucciso la povera Elisabetta con un’iniezione di farmaci e successivamente, avrebbe tentato il suicidio in una stanza dell’hotel Archirafi in via Lincoln.

La procura oggi, ha chiesto la condanna della madre a 6 anni, accusata di amicidio del consenziente: la figlia chiedeva infatti di essere uccisa. Il corpo di Elisabetta era stato trovato senza vita mentre Anna, sporca di sangue dopo aver tentato il suicidio, chiese aiuto al personale. Le due donne avevano in passato tentato di incendiare la propria abitazione in via Ughetti ma furono sfrattate. Come detto le due protagoniste del fattaccio erano in preda ad una pesante crisi psicologica e volevano tuffarsi nel gioco d’azzardo per cambiare la loro vita.

La madre, accusata in passato, e per la quale adesso viene chiesta la condanna a 6 anni di carcere, ha dichiarato che fu la figlia a volersi togliere la vita dentro uno scenario tragico che somiglia molto alla trama di “Giulietta e Romeo”. Sarebbe stata Elisabetta infatti – secondo la tesi della madre Anna- a suicidarsi “per amore, per accompagnarla nel suo percorso, per non restare sola”. L’accusa non la pensa in questo modo e reputa che sia stata l’imputata ad iniettare del Propofol, un anestetico. Anche su questo fronte però, la scientifica non ha dato certezze.

(Fonte: PalermoToday.it)

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