Palermo

L’ex portiere rosanero Stefano Sorrentino, da poche ore direttore tecnico dell’FC Torinese 1894 è intervenuto ai microfoni di TMW Radio ”Stadio Aperto”. Durante il suo intervento ha parlato della nuova realtà in cui si è calato:

“Il mio nuovo ruolo mi fa strano. L’ho detto alla presentazione: avevo già fatto portiere e attaccante, mi mancano giusto allenatore e presidente. Di tutto è rimasto il direttore tecnico. Ci tengo a precisare che non mi occuperò del mercato, lo faranno il ds e mio papà: io sono la ciliegina sulla torta di questa realtà che si sta rilanciando nel panorama del calcio torinese. Metterò a disposizione sul tavolo la mia esperienza, ma ho compiti ben limitati, anche perché oltre a giocare a calcio altro non so fare nella vita. Per me è un nuovo inizio, è fare la gavetta per capire cosa potrei provare a fare in futuro”.

Dalla Torinese è nato il Torino?
“Sì, infatti lo stemma è quello, cambiano i colori. Il Torino Calcio è nato dopo, prendendo una costola di questa società. Sappiamo la storia del Toro, e la cosa importante è che ora ci sia di nuovo la squadra sulla piazza di Torino, con persone serie a lavorarci per far sì che anche in Promozione si possano fare cose importanti”.

Sulla sua scelta
“Da maggio in poi parecchie società, anche in Liguria, mi hanno contattato per continuare il discorso col Cervo, che aveva fatto invece una fusione. Ogni volta però non c’è mai stata una situazione perfetta, mancava sempre un tassello. Poi tramite un amico in comune, Roberto Cirillo che è allenatore dei portieri nella giovanile della Torinese, mi ha detto di parlare col presidente: è nata subito un’intesa, perché fanno calcio seriamente e vogliono crescere, col progetto di un centro sportivo. Post-Covid chi investe nei dilettanti? Sembra di parlare la stessa lingua…”

L’obiettivo
“Crescere e ogni anno provare a vincere il campionato, già da questo che sarà comunque l’Anno Zero. Mi sono innamorato di questo progetto, e l’estate prossima faremo camp estivi nella struttura con il mio nome. Da cosa nasce cosa: essendo a 5 chilometri da casa mia, meglio di così non poteva essere. Per me, più che un vero e proprio lavoro, è un hobby. Ancora devo capire quale sarà il mio lavoro, sono attratto dall’idea di fare il procuratore: Federico Pastorello, che mi ha assistito da sempre, mi sta cercando di far cominciare, e gli farò sapere. Potrebbe essere una grande opportunità: lui è uno dei migliori e lo conosco bene, per vent’anni è stato il mio procuratore. Potrei crescere di fianco a lui, ma nella vita mai dire mai. C’è la Torinese che è stimolante, ho firmato per un progetto triennale che è bello e particolare. Cerco di capire dove posso fare meno danni possibili”.

Sulla realtà dei Dilettanti
“Sono fatto così, non prendo e chiamo. Dopo vent’anni di Serie A qualche conoscenza ce l’hai, ma non tempesto i vari dirigenti per trovare uno spazio. Da calciatore ho basato la mia carriera investendo su me stesso e su sfide impensabili, che altri forse non avrebbero mai accettati. Ci deve essere sempre qualcosa che colpisce e fa scattare la passione che c’è alla base. Penso al fatto di essere venuto a giocare in Liguria a 40 anni, prendendo botte evitabili. La gavetta però va fatta: se arrivi in alto è merito tuo, e devi ringraziare te stesso”.

 

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