Nessuna parola dal diretto interessato, a scriverlo a caratteri cubitali in prima pagina è Alessandro Sallusti in un editoriale de “Il Giornale“.
Vittorio Feltri lascia l’Ordine dei Giornalisti, si dimette, e lo fa per poter scrivere in libertà. Perseguitato da anni. Queste le parole-chiave del cappello introduttivo del pezzo che vogliono sottolineare come dopo oltre 50 anni di carriera alla fine, Feltri non abbia rinunciato a dire ciò che pensa ma a dirlo nella veste che prima assumeva.
I suoi editoriali da tempo e le sue uscite poco felici, anche durante il periodo di quarantena sono state al centro delle polemiche e la guerra con l’Ordine dei Giornalisti non è cosa nuova. In seguito ad una delle tante esternazioni come quella “dell’inferiorità dei meridionali” lo stesso presidente Carlo Verna che aveva duramente represso queste affermazioni aveva chiesto le dimissioni, che non sarebbero arrivate.
Sarebbero giunte ora ma per motivi differenti almeno secondo quanto afferma Sallusti: “lo ha fatto per poter continuare a scrivere uscendo dal controllo politico”.
Esprime infatti così Sallusti il suo pensiero: “In pratica puoi fare il giornalista solo se ti adegui al pensiero dominante, al politicamente corretto. Chi sgarra finisce nelle grinfie del soviet che, soprattutto se non ti penti pubblicamente, ti condanna alla morte professionale. A quel punto sei fritto: nessun giornale può più pubblicare i tuoi scritti e se un direttore dovesse ospitarti da iscritto sospeso o radiato farebbe automaticamente la stessa fine”.
Ecco quindi la soluzione adottata poi da Feltri secondo le parole di Sallusti nel suo editoriale: “Se invece ti dimetti dall’Ordine, è vero che non puoi più esercitare la professione – e quindi neppure dirigere – ma uscendo dal controllo politico puoi scrivere ovunque, senza compenso, come qualsiasi comune cittadino. In sostanza. Per potere continuare a scrivere, Vittorio Feltri – immaginando di essere di qui a poco ghigliottinato, penso io – ha dovuto rinunciare al suo mestiere”.
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