Inutile negarlo: così come per i tifosi, anche per noi ‘addetti ai lavori’, la Serie D non ha smosso quella adrenalina, quell’entusiasmo, a cui noi tutti cittadini di Palermo eravamo abituati. Andare in trasferta a Licata, Biancavilla etc etc poteva anche essere entusiasmante. I primi due-tre mesi. Dopodiché tanta nostalgia, e forse anche un pizzico di rabbia per ciò che sarebbe dovuto essere, e non è stato.

Primo Levi diceva che ‘’Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo.’’ Aggiungo io: e magari il prima possibile.

La sensazione che ci ha accompagnati quest’anno è stata dettata dalla fatica, non prendiamoci in giro. Una fatica impaziente, quella di chi deve presto raggiungere un obiettivo e non può più ‘sopportare’ un presente a sé estraneo. Il sentimentalismo, quando non è retto da contenuti rilevanti, perde di potere. La Serie D ad un certo punto – non dopo troppo – ha annoiato, infastidito. Giocare in campi piccoli, sintetici, non è divertente. Quando ci si abitua bene, troppo bene, tornare in basso non è facile, convincersi che tutto questo possa essere stato un ‘diversivo’ è un alibi che non sta più in piedi. 

E adesso il presente deve essere ancor più di prima motivo di proiezione verso un futuro radioso. Ieri, durante la nostra diretta con Marco Capone, l’amico e collega telecronista di Eleven Sports, Marco, parlando della Serie C, l’ha definita come ‘’antipasto di quel calcio che conta, che ci compete’’. Una frase semplice, ma che mai più di adesso deve darci la forza e la motivazione per poter tornare a pensare – nei limiti del possibile – in grande.

Durante l’ultimo anno di Serie B, spesso noi della redazione abbiamo fatto qualche trasferta: Verona, Cittadella, Venezia, Livorno. Sveglia presto, qualche caffè di troppo per far aprire le pupille e tanta, tantissima voglia di fare. Ma una volta arrivati a destinazione, l’atmosfera si coloriva, rendeva ogni fatica meno pesante. E anche un ‘’tombolato’’ di Cittadella, assumeva lo scenario di un palcoscenico che sta per mandare in atto uno spettacolo importante, da non perdere. Il calcio che conta non è ancora la Serie C, per il Palermo: ma può essere un ottimo antipasto, se affrontato e condito bene: verso una prima portata degna dei colori rosanero.

E se è vero che abbiamo bisogno di sentire il profumo del passato per dare il giusto valore al presente, è proprio adesso, dopo un anno di agonia calcistica e non, che bisogna far riemergere nelle menti l’eco di quel vissuto, forse non così tanto lontano. Forse non così tanto irraggiungibile.

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