I nuovi eroi nel periodo del Coronovirus, oltre ai medici ed infermieri impegnati in prima linea sul fronte più caldo per combattere il virus, sono anche gli operatori sanitari che a vario titolo lavorano nei nostri Ospedali.

Singolare è la storia di Lucia Stagno che a soli 3 mesi dalla pensione si trova in piena attività lavorativa presso l’Ospedale Civico di Palermo:
Sono l’unica donna autista dell’Autoparco dell’Ospedale Civico. Prima dell’emergenza coronavirus il mio lavoro era di semplice routine. Mi occupo, infatti, di trasportare i pazienti che devono fare consulenze mediche, da un reparto all’altro ma sempre all’interno dello stesso nosocomio. Naturalmente questa emergenza ha cambiato le nostre vite professionali. Ma se devo essere sincera sono preoccupata più per gli altri che per me. Nel nostro Ospedale ci sono stati pochi ricoveri per Covid-19. Qualcuno è già uscito dalla terapia intensiva ed è stato trasferito nel reparto di malattie infettive, qualcun’altro è stato invece dimesso. A Palermo non è scoppiato un focolaio come nel nord Italia, perché i casi che si sono verificati sono stati causati da persone arrivate da fuori la Sicilia e quindi si è potuto contenere meglio da diffusione.”

Quali protezione adotta durante lo svolgimento del suo lavoro?
“Facendo l’autista non ho rapporti diretti con gli pazienti che trasporto, indosso pertanto solo i guanti e la mascherina chirurgica. Mentre i miei colleghi che materialmente prendono in carico i degenti, anche quelli di Coronovirus, indossano le tute di protezione e tutti gli altri dispositivi previsti dai protocolli di sicurezza. Svolgo solo turni giornalieri, mattina e pomeriggio.”

Qual è stato il suo percorso lavorativo prima di diventare autista di ambulanza?
“Tanti anni fa, per problemi familiari, mi sono dovuta rimboccare le maniche e trovare un lavoro per crescere i miei due figli, Gaetano e Francesco. Oggi sono profondamente orgogliosa di loro, sono cresciuti bene, sono due bravi ragazzi, che grazie a Dio hanno sani principi morali, lavorano entrambi e stanno bene. Non potevo sperare di meglio. Fino a 60 anni sono stata una lavoratrice precaria in mobilità. Cinque anni prima ero stata assegnata come ausiliaria all’Ospedale dei Bambini. Ho fatto il corso di Orsa, mai riconosciuto nonostante la qualifica conseguita, e dopo 5 anni ho avuto finalmente il contratto definitivo. Avevo però pochi contributi lavorativi e poiché non mi arrendo mai, ho fatto il concorso come autista e l’ho vinto. A settembre compirò 67 anni ed andrò in pensione.”

Come sta vivendo questo suo ultimo periodo di  lavoro?
“A dire il vero, vivo un po’ male questa attesa. Primo perché andando a lavorare mi svago, secondo perché avendo versato pochi contributi non so quale sarà l’importo della pensione. Amo il mio lavoro, mi piace molto, nonostante qualche problemino di salute. Ma nella mia vita ho sempre lavorato. Sono una donna piena di vitalità e quando smetterò di lavorare vorrei un po’ riprendere la mia vita. Mi piacerebbe viaggiare ed andare a ballare. Spero di non doverci rinunciare a causa di questa emergenza Coronavirus. In questi ultimi mesi mi  sento molto vicina alle persone che si sono ritrovati ad avere problemi economici. Li capisco profondamente, perché vengo da esperienze difficili e so cosa significa non potere andare a lavorare e non avere soldi per mangiare. Anche se io ed i miei figli lavoriamo, non posso ignorare che c’è gente che sta veramente male. Nel mio piccolo cerco di aiutare tutti, non solo economicamente. Con i pazienti a volte basta anche una parolina dolce, un piccolo conforto morale per aiutarli a stare un po’ più sereni. Non è facile, ma in qualche modo ci proviamo. Spero che questo virus venga sconfitto al più presto e che tutti possiamo ritornare alla vita normale di tutti i giorni.”
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