In questa emergenza Coronavirus anche a Palermo si moltiplicano le iniziative di solidarietà in favore delle persone che si trovano in difficoltà.
Maurizio Falletta da deciso di destinare una parte del proprio stipendio per acquistare e donare beni di prima necessità alle famiglie più bisognose. Una scelta che già da diversi anni caratterizza la sua vita
Ho sempre fatto volontariato, ma da solo, da “cane sciolto”. Fino a poco tempo fa andavo in una comunità di ragazze madri di Carini, poi non sono andato più perché sono insofferente agli stereotipi ed ai cliché. La beneficenza deve essere qualcosa che nasce spontanea dal cuore. Ho sempre stanziato una somma del mio stipendio a favore di persone bisognose. È un gesto istintivo. Una volta gli addetti alle pulizie del mio ufficio sono rimasti senza stipendio. Ho organizzato una colletta con i miei colleghi ed abbiamo comprato generi di prima necessità che abbiamo distribuito a queste persone. Penso che in questo particolare periodo la mafia ed il malaffare possono avere vita facile, per cui credo che se ognuno di noi dona qualcosa a chi ha più bisogno, si può togliere energia alla malavita. Sono molto vicino alla Chiesa del Cep che assiste le famiglie in difficoltà, in particolare sono in contatto con la signora Antonietta Fazio che svolge la sua attività di volontariato in questa Parrocchia.”

L’emergenza Coronavirus ti ha spinto però ad allargare il tuo raggio d’azione. Che esperienza hai vissuto in questi giorni?
“Ho detto ad Antonietta che sono pronto per qualsiasi criticità, ma contestualmente ho pensato che avrei potuto donare generi alimentari anche ad altre famiglie palermitane. Ho comprato diversi quantitativi di pasta, olio, zucchero, scatole di pomodoro ecc. ed ho contattato Fra Mauro Billetta, parroco della Chiesa dei Danisinni per consegnargli la spesa che avevo fatto. Trovarlo è stata un’impresa, avevo sbagliato rione ed ero finito a Colonna Rotta. Chiedendo informazioni ho finalmente trovato la chiesa. L’incontro è stato bellissimo. Entrando nel piazzale è stato come riavvolgere il nastro dei ricordi, sono tornato indietro negli anni, a quando ero bambino. L’ambiente era tale e quale a quello della mia infanzia, quando la mia nonna paterna mi portava a Messa a San Lorenzo. Ho rivisto con gli occhi della mente i miei nonni e miei genitori. Ho sentito odori ed ho provato emozioni che erano sopiti nel mio cuore. Fra Mauro è una persona squisita. Abbiamo fatto una chiacchierata breve, ma intensa. Ci siamo salutati con la promessa che appena si supererà questa emergenza organizzeremo uno spettacolo di beneficenza per i bimbi dei Danisinni con il mago magro (mio figlio). Fra Mauro mi ha colpito perché al di là del fatto che è un religioso, guardandolo, ho visto nei suoi occhi la bontà. Ha lo sguardo puro.

Cosa ti spinge a dedicarti al prossimo
Il mentore a cui mi ispiro è il prete Don Andrea Gallo, di Campo Ligure, classe 1928, persona venuta a mancare nel 2013. Persona speciale dal cuore d’oro, uno che navigava controcorrente, asserendo di essere comunista. Tale affermazioni facevano storcere il naso a chi stava in Vaticano, rendendolo inviso ai più. Ma dovevano sopportarlo, loro malgrado, avendo al suo seguito tutta la popolazione che si affacciava sul mar ligure. Don Gallo seguiva i quattro Vangeli, ma teorizzava anche “Il Capitale” di Karl Marx. Insomma faceva venire le crisi epilettiche alle alte sfere del clero. Una delle prime cose che ho letto di lui, che mi ha scosso dal di dentro, recita: ” A me non interessa se siete o non siete credenti. Vi chiedo, però, se siete credibili. È questo che un giorno Dio chiederà a ciascuno di noi”. Questo aforisma, nella sua sintesi mette d’accordo tutti. Laici e non laici.”

C’è ancora speranza per l’umanità?
Credo di sì. Ma bisogna essere solidali con chi sta peggio di noi e tendere una mano al prossimo. Se io nella vita ho avuto più opportunità degli altri è solo perché sono stato più fortunato e sono nato nella famiglia giusta. Una fortuna quasi immeritata, che altri non hanno avuto. È nostro dovere aiutare chi nella vita non ha avuto le nostre stesse possibilità. Un paio di volte ho rischiato di morire. Nel 2003 ho fatto un volo di 70 metri con la motocicletta e volando ho subito pensato a mio figlio. Sono rimasto due mesi a letto, durante i quali ho riflettuto molto sul significato profondo della vita. Sono convinto che fare beneficenza sia un fatto egoistico perché aiutando gli altri, io sto bene. È una forma di difesa e di analisi. Invece di spendere soldi da uno psicologo, aiuto il mio prossimo facendo del bene. Mi hanno sempre detto di non guardare avanti, ma indietro, a chi sta peggio di noi e tendere le mani. E soprattutto credo nel Karma. È il punto fisso della mia esistenza. Sono sicuro che tutto quello che si fa nella vita, nel bene e nel male, prima o poi ritorna indietro.”
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