Anche a Palermo sono arrivate le misure restrittive per contenere l’emergenza coronavirus. Inevitabile una pesantissima ricaduta sulla già problematica economia della città. Non tutti i lavoratori, infatti, possono fruire dello Smart Working, né di congedi retribuiti o di una cassa integrazione straordinaria. In tanti, quindi, stanno già cominciando a perdere il posto di lavoro.

La nostra redazione ha raccolto la testimonianza di Cetty Romeo, che a causa di questa inaspettata ed imprevedibile crisi ha perso il lavoro:
“Circa un mese fa ero stata assunta come banconista in un bar di Palermo. Ero felicissima di questo lavoro, ma purtroppo c’è stata una riduzione del personale. Il titolare dell’Azienda mi contattata privatamente spiegandomi che era mortificato, ma di non avere altra scelta e di essere molto preoccupato per il calo dei clienti che non accenna a diminuire. In effetti dal 29 febbraio la differenza d’incassi è stata abissale, circa dell’80%. Il nostro locale ha l’obbligo di chiudere alle 15, ma la gente ha paura ad entrare. Non c’è stata nessuna malafede da parte del mio datore di lavoro, purtroppo con le entrate esigue di questo periodo non può fare fronte ai costi di gestione del bar. Mi ha detto di sentirsi come uno preso in pieno da un camion, perché questa emergenza è molto grave. Io avevo previsto che nel mio posto di lavoro sarebbe successo qualcosa, su quattro banconisti, tre siamo andati via. Colleghi che lavoravano lì da qualche anno. Per me è stato terribile vedere i loro volti, bene o male io avrò meno difficoltà economiche, perché mio marito lavora. Ma loro sono padri di famiglia ed hanno perso la loro unica fonte di reddito.”

Sei d’accordo con queste misure restrittive? Cosa farai in attesa che la situazione cambi ?
“Erano assolutamente necessarie e secondo me andavano prese anche prima. Forse non si sarebbe arrivato a questo punto. In questo periodo resterò in casa con i miei due bambini, me li godrò di più. Anche se le scuole sono chiuse, hanno l’obbligo di studiare. Giornalmente le maestre lasciano i compiti su una piattaforma online e quindi li seguirò più da vicino.”

Cosa ti preoccupa maggiormente e cosa speri per l’immediato futuro?
Mi preoccupa il clima che si respira in città, mi fa paura quello che vedo nei supermercati con scene viste solo in TV. Si entra uno alla volta e prima di entrare offrono i guanti. Si cerca di mantenere le distanze dagli altri, gli impiegati hanno le mascherine e molti scaffali sono vuoti. Sembra davvero un clima di guerra fredda. La mia più grande speranza è che tutto finisca al più presto. Ho paura per mio marito Claudio, anche lui lavora nel privato e se il commercio si ferma, rischiamo tutti. Anche la situazione dei nostri ospedali non mi fa stare tranquilla, non siamo attrezzati come le regioni del Nord, da noi mancano i posti letto  e se questa epidemia dilaga sarà drammatico per tutti noi. Sento il desiderio di tornare a vivere, di essere tutti più sereni. C’è gente davvero impaurita, tanta tristezza intorno a noi e una grande incertezza per il futuro.”
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