Premessa: Martedì 10 Marzo è il giorno in cui si terrà un Consiglio Federale straordinario, convocato dal presidente Gravina, per prendere una decisione definitiva sul destino del calcio italiano. Un “appuntamento”, voluto dopo le dichiarazioni del Ministro dello sport Spadafora che voleva fermare tutto già ieri poco prima del lunch match tra Parma e Spal e l’organizzazione di uno sciopero dei calciatori voluto dall’AIC (Assocalciatori) poi momentaneamente congelato. 

Non ci sarebbe molto da dire se non che ciò che aleggia nel mondo dello sport e non solo, è la più totale confusione e (paura?) di prendere la decisione più logica in questo momento. Vien da ridere, se pensiamo che nel campionato inglese è vietata la stretta di mano tra i calciatori al loro ingresso in campo e poi, le partite sono aperte al pubblico; vien da ridere e forse anche un po’ piangere, quando apprendiamo la notizia che in tutta Italia pub e discoteche sono chiusi e poi, una partita di calcio viene disputata con degli essere umani protagonisti. Forse i calciatori sono etichettati come supereroi e il Coronavirus si rifiuta di attaccarli o forse, qualcuno non ha pensato che è impossibile mantenere in campo la distanza di 2 metri prevista dal decreto del Governo. Non da mia nonna, dal Governo! Si tratta di un obbligo!

Vien da ridere punto e basta e dire: che confusione! La stessa che ha invaso ieri la partita tra Parma e Spal (poi posticipata di 1 ora circa e vinta dai ferraresi). “Tra mezz’ora si prenderà una decisione definitiva” leggevo di qua e di la, come se non ci fossero stati altri 30 minuti liberi per potere decretare qualcosa di sensato, con calma magari, senza mandare di nuovo tutti negli spogliatoi. Ma non è il momento di attaccare nessuno, per il bene della Nazione, per il senso di appartenenza che mi riempie; è l’ora della chiarezza, solo di un po’ di chiarezza e coerenza. 

Quelli che affermano che “In un momento del genere lo sport può aiutare a svagare la mente, perchè è un fenomeno sociale importante” forse non hanno compreso che c’è poco da svagarsi e che lo “sport” come lo abbiamo sempre inteso, oggi è lontano anni luce dal suo splendido concetto originario. Oggi non c’è voglia di guardare le partite, non c’è la condizione mentale per potere esultare dopo un gol, non c’è la possibilità di tornare bambini capricciosi davanti ad una partita di calcio e dinanzi alla propria squadra del cuore e quindi, gentili lettori, non c’è più neanche la vera essenza del calcio.

Questo non è più lo sport che ci piace, non è più quello che aspettiamo per un’intera settimana, per poi godercelo sul divano con la sensazione di aver raggiunto il Nirvana. Allora mi chiedo: Che senso ha tutto questo? Lasciate perdere le dichiarazioni, risposte, dibattiti, egoismo e incertezza. Eliminiamo possibili calendari alternativi ai limiti dell’impossibile o il pensiero fisso di dover posticipare Euro2020. Eliminiamolo! Rinviamolo! Chi se ne frega!. 

Gli organi competenti trovino la risposta in tutto questo trambusto, in un Petagna (attaccante della Spal) che dopo la vittoria contro il Parma dice: “Non mi frega nulla della vittoria, oggi siamo scesi in campo perchè dovevamo” o in un Balotelli che con il cuore spezzato afferma: “Fermiamo tutto, non voglio infettare mia madre”. Trovate la risposta nello sguardo di ognuno di noi, o in quello di migliaia di medici che stanno combattendo per salvare la vita di molti, con migliaia di difficoltà. Trovate una risposta pura, quella cioè non alterata da interessi economici e quant’altro. Immaginate che il calcio in questo momento potesse parlare e dire che sta soffrendo maledettamente. Fermate tutto! non fate più soffrire lo sport più bello del mondo orfano del suo meraviglioso pubblico. 

Con affetto, Manuele Nasca

 

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