E’ stata, ed è ancora, una giornata complessa, convulsa. Una giornata con notizie che si rincorrevano, tutte comunque in un’unica direzione: l’allarme cresce. E questo non perchè stiano aumentando pericolosamente i contagi ma perchè il fenomeno non sembra regredire.
Ce lo avevano detto domenica sera: questa sarà la settimana decisiva, o il virus si ferma oppure bisognerà intervenire drasticamente. E così sarà.
Mentre scriviamo stiamo aspettando solo la firma sul Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) con cui si ufficializzano tutta una serie di restrizioni, divieti e limitazioni.
E’ solo un passaggio formale,la firma, ma ormai i provvedimenti sono decisi. Lo abbiamo ascoltato in conferenza stampa dal premier Conte in persona.
Fra le norme previste nel DPCM, tanti divieti e limitazioni. Scuole ed atenei chiusi fino al 15 marzo, limitazioni per tutte le attività pubbliche del territorio fra cui cinema, teatri. Limitazioni anche per il mondo dello sport. Stadi chiusi al pubblico e partite da disputare a porte chiuse. Ma su questo dovrà decidere la Federazione che tuttavia sembra volersi adeguare. L’alternativa, molto poco praticabile, sarebbe rinviare le gare con enorme rischio di trovare quando recuperarle.
Finalmente. Era ora che il calcio scendesse dal suo piedistallo dorato e si adeguasse alla società “normale”.
Ha sempre vissuto ai margini delle catastrofi che colpivano il mondo: da terremoti a guerre, il calcio è sempre andato avanti come se facesse parte di un altro pianeta. Ricordiamo tutti la Guerra del Golfo, con gli aerei americani che partivano da Sigonella per bombardare le zone dove si svolgeva il conflitto. Passavano sugli stadi dove si giocavano le partite di calcio: sembrava un controsenso mostruoso.
Dove non ha potuto una guerra (che pure vedeva coinvolti tanti militari italiani), ci è riuscito un virus, tutto sommato banale.
Perchè, il problema non è la malattia in se quanto il rischio che se scoppiasse l’epidemia, gli ospedali ed il sistema sanitario andrebbe in tilt.
E questo è un pericolo che riguarda tutti, in tutte le zone del paese e in qualunque ambito. Calcio compreso.
Dobbiamo solo avere un pizzico di pazienza e dimostrare una maturità che spesso, in situazioni di crisi, gli italiani sanno mettere in campo.
Tanto per usare un parallelismo col mondo di cui ci occupiamo.
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